Giorno 21 agosto p.v., presso il Campetto plurimo di Longi, la Compagnia teatrale "Nebros", metterà in scena la commedia "U babbasunu orbu". Una delle protagoniste, la d.ssa Immacolata Pidalà, mi ha trasmesso una sua riflessione, che ben volentieri pubblico.
‘UN
BABBASUNI ORBU’
La commedia messa in scena dalla C.T.L.
‘Nebros’ è la trasposizione in lingua siciliana dell’opera napoletana ‘Nu
frungillu cecato’ scritta nel 1883 da Scarpetta con la collaborazione di
Minichini; l’autore, grande innovatore del teatro napoletano mette alla ribalta
il tema dell’amore che trionfa sempre in quell’ orizzonte di comicità che nasce
dalla continua contraddizione tra l’essere e il voler sembrare, tra lingua
ufficiale e dialetto locale con tutti i comportamenti, le abitudini e ipocrisie
del ceto medio borghese. Da
un’analisi dettagliata e soggettiva dell’opera emerge chiaramente come i
promotori machiavellici dell’intera trama sono i fratellastri Gaetano e
Clemente che, con lo scopo di estorcere altro denaro alla facoltosa signorotta
Mariarosa, architettano il matrimonio tra la figlia di quest’ultima e il figlio
di Clemente; tutto questo marchingegno avrebbe dovuto avere la semplice
finalità di migliorare le avverse sorti economiche di padre e figlio ma il
connubio risulterà alquanto difficile da realizzarsi a causa dell’ostilità
dell’anziana donna verso gli uomini dotati di una certa caratteristica da lei
stessa drammaticamente sperimentata in un suo precedente matrimonio e che la
indirizza verso una precisa scelta del futuro sposo della figlia.
Varie e divertenti risulteranno le
vicissitudini scaturite da queste due diverse programmazioni, quella dei parenti "complottatori" e quella di donna Mariarosa, e che si evolveranno attraverso
menzogne, sotterfugi vari fino all’ espediente dell’attore principale Diego, che
si sottrae al suo cieco destino mantenendo un rapporto d’amore già consolidato
e soprattutto rubando una cospicua somma
di denaro allo zio; quest’azione induce lo spettatore a rammentare il
conosciutissimo detto siciliano: ‘ i sordi ci fannu veniri ‘a vista all’orbi!!!’Detto
che veicola implicitamente l’assunto secondo cui il ritorno economico induce
gli uomini ad attivare tutte le proprie capacità anche quelle inesistenti per poter
trarre un proprio o altrui vantaggio, ma allo stesso tempo rinnegando quella
moralità nutrita dai valori dell’onestà, del rispetto e della reciprocità umana
e che per contrasto viene fortemente richiamata all’attenzione dello spettatore
come un modello ideale da seguire nella propria condotta quotidiana.
Inoltre, come ogni commedia, il finale è
caratterizzato da una risoluzione generale di tutti gli imbrogli e da
un’affermazione che dà identità e corpo al suo senso più profondo
trasmettendolo vivamente al pubblico: ‘ ah quantu ‘mbrogghi, quantu ‘nganni e
quantu vali, dicu jò, essiri sinceri e cristallini nta vita!’
frase che pronunciata da Mariarosa convoglierà gli spettatori ad un’attenta e
dettagliata riflessione sulla mancanza di sincerità e onestà che spesso
definisce i rapporti umani, la società nel suo complesso e da cui derivano i
più nefasti comportamenti e mali incurabili.
‘Siate
sinceri e vivrete meglio’ è lo slogan lanciato dagli attori che si susseguono
sul palco ad un ritmo incessante e che si augurano di allietare la breve serata
del proprio pubblico. Grazie per la vostra presenza!
Immacolata
Pidalà
N.d.R . Le commedie, i drammi o le tragedie, in genere, trasmettono un messaggio, che può avere un risvolto etico. La commedia, “U babbasuni orbu", che Immacolata Pidalà con oculatezza analizza e sapientemente commenta, intreccia l'umorismo ad un sottile insegnamento il quale vuole dirci che gli artifizi, i sotterfugi, le menzogne, prima o poi, vengono a galla e che, quindi, nella vita generalmente è la verità quella che trionfa. Buona visione. G.Z.
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