13 ottobre, 2019

BIOGRAFIE LONGESI


Dal mio saggio storico “Quel borgo baciato dalle acque del Mylè”, estraggo i capitoli relativi alle biografie di alcuni personaggi longesi che hanno onorato il nome del loro paese natio attraverso atti e comportamenti che li hanno resi illustri e degni di essere ricordati dalle generazioni future.
Ma il nostro paese, invero, nel corso degli anni e delle Amministrazioni che si sono succedute, non ha inteso rendere loro i giusti onori rammentandoli attraverso l'intestazione di una strada, di una piazza, di un monumento anche. Forse perchè non hanno operato nella comunità longese oppure perchè non sono morti a Longi né ivi hanno avuto sepoltura.
Qualcuno di questi è stato rammentato per iniziativa personale dei loro discendenti. Voglio rammentare il detto “ nemo propheta in patria”, secondo una frase scritta nei Vangeli che riportano le parole che Gesù stesso aveva proferito: “un profeta non riceve onore nella sua patria”. E' triste!
Negli annali storici della loro attività sociale, religiosa , professionale e del cursum honorum nell'ambito della propria condizione “lavorativa” , viene riportato il nome e cognome seguito dall'epiteto “da Longi”. La Storia li ricorda così, il loro paese no.
Pubblico, a puntate , le loro vite riguardanti l'impegno sociale, senza foto purtroppo per motivi tecnici in quanto estrapolate dalla bozza del mio libro di cui sopra. La pubblicazione ha lo scopo di rammentarli ai concittadini longesi ma soprattutto ai giovani affinchè sappiano “a quali personaggi famosi” Longi ha dato i natali. Buona lettura
Gaetano Zingales

P.S. Mi riprometto , tempo libero permettendo, di pubblicare , circa ogni settimana, una biografia per volta

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 P. Tommaso Landi da Longi : un longese, 

grandissimo, che meriterebbe l’onore degli 

altari


Longi: anno 1599, 580 anime. Era feudatario il barone Baldassare della potente famiglia Lancia. Faceva parte della corte di nobili e di maggio-renti locali la famiglia dei baroni Landi, da cui nacque, in quell’anno, Paolo. Compiuta l’età, il giovane Landi chiese di indossare l’abito do-menicano presso il Convento di S. Girolamo in Messina e cambiò il suo nome di battesimo con quello di Tommaso: Paolo Landi divenne, così, Padre Tommaso Landi da Longi. Conseguita la laurea in teologia, pro-fuse il suo impegno a formare un nucleo di missionari, dei quali egli fu il capo ed il pioniere.

 Dopo dieci anni di evangelizzazione, con incarichi in terre lontane – siamo già nel 1640 – il Padre Generale Provinciale lo premiò col titolo di Baccelliere, il quale gli consentiva di accedere ai gradi accademici superiori. Si dedicò, quindi, all’insegnamento, a Messina, della cui sede fu anche Priore, dopo esserlo stato altresì del Convento di S. Zita a Pa-lermo. In entrambe le sedi, promosse l’edificazione della Cappella dedi-cata alla SS. Vergine del Rosario. Finito il suo incarico di Priore, fu in-viato nelle missioni d’Oriente ed arrivò a spingersi nelle regioni dei Tar-tari per la conversione di quei popoli barbari. Dal 1648 e sino al 1655 fu Vicario Generale della missione di Chio.

A seguito della sconfitta turca, avvenuta nel 1644, ad opera dei Cava-lieri Gerosolimitani di Malta, i Maomettani, vedendo Tommaso Landi molto attivo nel suo ministero, lo presero per spia e lo imprigionarono. Fu liberato grazie all’intervento da parte di un influente personaggio greco, certo Giovanni Castelli.

In data 2 aprile 1655, il Padre Generale dell’Ordine invitava Tomma-so Landi ad accettare la carica di Priore della Valletta e Vicario Genera-le dell’isola di Malta. Rientrato a Messina, dopo l’espletamento della missione a Malta, fu designato Direttore dello Studio Generale della città e, nel 1660, insignito del titolo e dei privilegi di Maestro in Teolo-gia. “Per la fama del suo apostolato e per le sue eroiche virtù, Papa Alessandro VII voleva crearlo Vescovo di Nixa, isola dell’arcipelago gre-co; ma la sua profonda umiltà non gli fece accettare la meritata onorificenza e l’eccelsa dignità, onde per il resto della sua vita, volle tenersi nascosto al mondo”.

Tommaso Landi coltivava, altresì, la penitenza, sottoponendosi a di-giuni o dividendo il suo vitto ai poveri, battendosi il corpo a sangue, dormendo poco, disteso sul pavimento o sulle travi del letto, portando, per 15 anni, sul corpo nudo, un pungente cilicio e un’aspra catena di ferro ai fianchi per rendersi degno di Gesù Cristo. Egli, nato ricco e nobile, vestì poverissimo e con abiti dimessi coltivando il disprezzo per la propria persona. La sua famiglia, proprietaria di terreni a Longi, gli assegnò un legato di 15 scudi annui, per i suoi bisogni personali, ma Padre Tommaso devolvè questi denari al Convento; così come non ac-cettò mai regalie da parte di parenti ed amici.

Fece erigere una Cappella in Messina in onore di S. Tommaso d’Aquino, del quale volle imitare la bellezza virginale. Virtù, questa, che promanava dal volto splendente di candore, talvolta straordinario, che era più intenso quando distribuiva l’Eucaristia ai fedeli: il suo viso era “tutto raggiante di luce a guisa di stella splendente”.

Come Padre Pio, in tempi recenti, cui fu donata la possibilità dell’ubiquità, anche il nostro venerabile concittadino fu baciato dal do-no della bilocazione. Pur trovandosi, in quel periodo, a Malta, il Padre comparve, infatti, a Messina, ad un Magistrato di Corte, Nunzio Luca, mentre questi implorava la S. Vergine del Rosario. Il fenomeno ebbe a ripetersi anche dopo la Sua morte e, ad ogni apparizione, per il detto magistrato le cose si appianavano.

Il 18 gennaio 1669, all’età di 70 anni, Padre Tommaso Landi da Lon-gi rese la sua bell’anima a Dio: consumato dalle dure penitenze, logora-to dagli attacchi di gotta alla mano ed al piede, una lenta febbre, in po-chi giorni, lo ridusse in fin di vita. Un popolo immenso partecipò ai suoi funerali e pezzetti delle sue vesti o dei suoi capelli vennero appli-cati alle parti ammalate dei sofferenti, i quali, per i meriti del Venerabi-le Padre, “ne ottennero grazie e prodigi dal Signore, che premia i Suoi Servi dopo la morte”. Il Capitolo Generale dell’Ordine dei Predicatori, nel 1670, in Roma, volle onorare questo grande Missionario Domeni-cano, che dedicò se stesso alla salvezza delle anime, compresa la sua, per la maggiore gloria di Dio, definendolo “summae Theologiae magi-ster”. Padre Tommaso è stato anche proclamato “glorioso Venerabile”, in quanto gli fu riconosciuta l’eroicità delle Sue virtù, praticate mentre era ancora in vita, che sono proprie dei Santi. Così è stato onorato, al-lora, dagli eminenti Organismi Ecclesiastici, questo nostro eccelso con-cittadino, morto in odore di santità.

 Da Wikipedia, riporto quanto segue: Venerabile è un titolo che la Chiesa 
cattolica conferisce, post mortem, a persone che ritiene si siano 
distinte per ‘la santità di vita’ o ‘l’eroicità delle virtù’, e per le
 quali ha av-viato il processo di Beatificazione. Dopo una prima 
fase, in cui si ricono-sce il titolo di servo di Dio alla persona in 
esame, da parte del vescovo del-la diocesi a cui apparteneva 
l’esaminato, in una fase successiva del pro-cesso il titolo di 
“venerabile” è attribuito dal Papa. Il ‘venerabile’, una vol-ta tale, 
potrà procedere verso la beatificazione e la successiva santifica-
zione dopo il riconoscimento e l’ufficializzazione da parte della 
Congrega-zione delle Cause dei Santi di almeno un miracolo, di 
qualsiasi genere, realizzato grazie alle azioni del candidato in 
questione”.

Ed ancora, da “Santi, Beati e Testimoni”:

L’iter per la santifica-zione. Iniziato il processo canonico per la 

sua beatificazione e canonizza-zione, egli è chiamato servo di 


Dio. Questo è il titolo che il vescovo  d’origine del candidato alla 


canonizzazione (e per il Papa non può che es-sere Roma) gli 


conferisce, quando ritiene che ci siano 


fondati elementi per affermare che egli/ella ha vissuto cercando
 di conformarsi radicalmente al Vangelo nelle azioni e nelle 
parole  e – per quanto è possibile intuire – nei pensieri e nei 
sentimenti. La prova sta proprio in quella fama di santità, cui
abbiamo accennato sopra. Non succede a tutti che si scriva: 
«Santo subito». Terminata la severa inchiesta a livello 
diocesano, testimonianze e documenti raccolti nella diocesi di 
origine vengono consegnati alla Con-gregazione delle cause dei 
santi. Qui un esperto, il relatore, esamina e va-luta quel 
materiale e prepara un dossier – detto Positio – in base al quale 
almeno nove teologi valuteranno se effettivamente il servo di Dio 
ha vis-suto secondo il Vangelo in modo non comune. Se il parere 
dei teologi è positivo, il servo di Dio è sottoposto al giudizio di 
un’altra Commissione, formata da vescovi e cardinali. Se 
anch’essi sono concordi nel giudizio positivo, il servo di Dio
 viene presentato al Papa, perché emetta il suo pa-rere definitivo.
Dichiarando che quel servo di Dio ha vissuto con intensità non 
comune le virtù cristiane e che intorno a lui c’è un’autentica 
fama di santità, il Papa lo indica come modello autorevole di vita 
evangelica: alla latina, è venerabilis, degno di essere ammirato e 
imitato, degno esempio, per chi voglia corrispondere alla
 proposta, che Dio fa a ogni uomo: «Sii santo, come lo sono io»
. Dunque, il titolo di servo di Dio è dato all’inizio del processo
 canonico dal vescovo locale, quello di venerabile è assegnato dal
Papa al termine dei lungo itinerario. A questo punto si verifica 
se il venerabile abbia “compiuto un miracolo”, come si dice 
comunemente. In realtà, Dio solo compie miracoli: il venerabile 
intercede, perché Dio ascol-ti ed esaudisca le preghiere di coloro 
che gli si sono rivolti per chiedergli di pregare anche lui il 
Padre,perché conceda il miracolo. Verificato – con in-chiesta 
altrettanto severa – che si tratta di autentico miracolo, il Papa
 scrive il venerabile tra i beati, e le persone a lui devote o la 
gente della sua diocesi di origine possono pregarlo come beato 
con fiducia e imitarlo con frutto. Quando il beato farà almeno un 
altro miracolo, il Papa lo procla-merà santo, cioè lo indicherà a
 tutta la Chiesa come un modello di cri-stiano, cui ci si 
può rivolgere con devozione”.
 
Di conseguenza, Tommaso Landi aveva iniziato a percorrere i vari stadi per la sua santificazione; superato il livello provinciale, il Papa direttamente lo avrebbe proclamato Venerabile. P. Tom-maso era, quindi, ad un passo della sua canonizzazione. Cosa suc-cesse perchè il processo si arrestasse?

Ho interessato, a tal riguardo, la Curia Generalizia dell’Ordo Fratrum Praedicatorum, la quale mi ha inviato la seguente lettera:
 (omissis)

Ho scritto al Convento Domenicano di Messina, ma non ho avu-to riscontro. È ovvio, considerato che nel 1908 il famoso tragico terremoto ha raso al suolo la città e, con essa, sono andati distrut-ti tutti i documenti conservati negli archivi. Rosario Priolisi, infat-ti, primo ricercatore della vita del nostro Padre, in una sua memo-ria scrive che “il convento dei domenicani di Messina, sito nella via delle Munizioni, è stato distrutto dall’incendio appiccato dai soldati borbonici al deposito di armi dei rivoltosi del 1848, il quale era attiguo al convento”.

Dimenticato dai suoi concittadini contemporanei, probabilmen-te perché le comunicazioni allora erano difficili con il nostro pae-se e le notizie non giungevano facilmente, a distanza di secoli, Longi, suo paese natale, saprà renderGli quel giusto onore e quei riconoscimenti, che Paolo Landi, pardon… il Domenicano “Padre Tommaso Landi da Longi”, finalmente si merita?

 Le notizie biografiche su P. Landi sono state date da P. Matteo Ange-lo Coniglione dei Predicatori Domenicani nel bollettino «Eco di San Domenico» “Un missionario siciliano dimenticato. Ven. p. Tom-maso Landi da Longi (1599-1669). A. 22, n. 6 (giu. 1950), p. 43-45; A. 22, n. 7 (lug. 1950), p. 53-5”.



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