29 ottobre, 2019

SAN LUCA DI DEMENNA


Da “Il Campanile” Periodico culturale ennese
 Anno 5 – Numero 2  Novembre 2010

I santi monaci basiliani ad Enna
(estratti alcuni argomenti che riferiscono di Demenna e dei monaci Luca e Caterina, originari di questa città scomparsa)
Di

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Enna al tempo degli Arabi

Enna per la sua posizione al centro della Sicilia lungo le direttive che collegavano Catania con Palermo e quindi la Sicilia orientale con la Sicilia occidentale, e per la sua rocca su un monte
“inespugnabile”, ebbe durante tutto il periodo del medioevo una funzione strategica importante. Chi controllava Enna controllava la Sicilia. Con la conquista araba, Enna si trovò inoltre ne lpunto di confluenza delle tre valli amministrative create dagli arabi: Val di Noto, Val di Maz-zara e Val Demone. Per la sua importanza strategica, per le sue fertili campagne e per la sua centralità, Enna fu presa saldamente in mano dagli arabi che la colonizzarono radicandosi profondamente nel tessuto della città, tant‟è che ancora oggi molti nomi della toponomastica po-polare sono di chiara derivazione araba. Enna era comunque l‟estrema punta della Val Demone, chiamata così da Demenna paese sui Nebrodi a circa cinquanta km in linea d‟aria. Sappia-mo che nella Val di Demenna l‟elemento greco -bizantino riuscì a sopravvivere alla conquista araba, e grazie i monaci basiliani la fede cristiana non fu sradicata dall‟isola. Enna era islamica, ma i monaci basiliani pregavano, facevano penitenza, officiavano i loro riti, a pochi chilometri,negli eremi della valle del fiume Morello a Calascibetta, nel monastero di San Filippo ad Agira,e in tutta la val Demone. Quando i normanni la riconquistarono erano lì con loro, pronti alla nuova rievangelizzazione …….

 San Luca da Demenna
 San Luca da Demenna nacque in Sicilia da nobile famiglia nell‟anno 923. I genitori Giovanni e Tedibia, quando il giovane era in età di diciotto anni , progettavano già il suo matrimonio. Luca, dopo lunghe riflessioni, decise di abbracciare la vita religiosa entrando nel monastero di san Filippo di Agira. In quel monastero vissero pure in santità i monaci Saba da Collesano,Leoluca da Corleone eVitale di Castronuovo.  Accolto da Saba da Collesano, il giovane fu sottoposto a tre anni di prova nella vita monastica. Saba gli recise i capelli e lo rivestì con l'abito angelico ed egli trascorse in quel cenobio alcuni anni progredendo nelle virtù attraverso la penitenza e la preghiera. Trasferitosi in Calabria, per sicu-rezza dalle insidie dei saraceni e per la tran-quillità di vita mona-stica, si recò a Melicuc-cà presso Sant'Elia lo Speleota e con lui visse in una grotta, nella quale fu pure accolto san Fantino suo con-temporaneo. Seguendo gli esempi e gli ammaestramenti di Elia, il giovane progredì nelle virtù e per l'illuminazione divina diventò maestro di sapienza nell'interpretazione di libri sacri sebbene non ne avesse attinto la conoscenza da studi particolari. Dotato del carisma della profezia predisse una prossima incursione saracena e decise di allontanarsi da quel romitorio per evitare ogni pericolo e vivere nella quiete dello spirito e nella serenità della vita monastica .
Intorno all‟anno 950 giunse a Nola , ai confini tra la Calabria e la Lucania, dove restaurò una chiesa dedicata a san Pietro e si stabilì con i suoi discepoli in un monastero ad essa contiguo.



Essendosi diffusa la fama della sua santità ed essen-do cresciuto il numero dei suoi discepoli il Santo  abbandonò quel luogo dopo sette anni di perma-nenza e si trasferì in un sito solita-rio sulle rive del fiume Agri, dovesi accinse a re-staurare il mona-stero di san Giu-liano. Anche nel nuovo ambiente si resero presto note le sue grandi virtù ed accorse-ro a lui altri di-scepoli desiderosi di seguirlo nella vita di perfezione e numerosi mala-ti che implorava-no la guarigione .durante una care-stia egli si prodi-gò non solo per provvedere il vitto quotidiano necessario per i suoi confratelli,ma soccorse sen-za risparmio i bisognosi che ricorrevano a lui. Per il sopraggiungere di una nuova calamità il santo fu costretto a lasciare il monastero e cercare rifugio in una località più sicura. Durante le scorrerie dell‟imperatore Ottone I, sceso in Italia per confermare il suo dominio, il santo e i discepoli si ritirarono in un luogo solitario nella valle dell'Agri, dove fu costruita una chiesa de-dicata alla Vergine e a San Pietro. Lì sorsero pure il monastero di Armento nella quale il santo rimase fino al termine della sua vita prestando soccorso ai poveri, guarendo i malati e dando rifugio alla popolazione afflitta da guerre e incursioni.San Luca fu raggiunto nella solitudine da sua sorella Caterina rimasta vedova e dai suoi due figli Antonio e Teodoro. Ad essi il Santo impose l‟abito monacale e concesse alla sorella ed ad altre monache un monastero dedicato alla Vergine che era stato danneggiato dai saraceni





 Foto : Duomo di Enna.Rosoni sulle pareti laterali della Navata centrale con i nomi dei Santi basiliani ennesi

Durante una epidemia il Santo guarì prodigiosa-mente molti dei suoi mo-naci e resuscitò un disce-polo tre giorni dopo la morte. Per difendere se stesso ed i monaci dalle scorrerie dei saraceni,san Luca riparò in una  località denominata Car-bone nel territorio di Ar-mento e la adattò a dife-sa. In essa eresse un achiesa dedicata alla ma-dre di Dio ed un mona-stero che prese il titolo dei santi Elia e Anastasio.Durante un attacco dei saraceni, per divina ispi-razione , egli prese l'ini-ziativa di affrontare gli aggressori e dopo aver escelto i più robusti tra i suoi discepoli salì a ca-vallo e uscì dal monaste-ro. I predoni saraceni lo videro avvolto da una in-tensa luce e si diedero al-la fuga dopo avere lascia-to nel luogo morti e pri-gionieri. Negli ultimi tre anni di vita il Santo do-vette sopportare una ma-lattia che lo costrinse a zoppicare. La sua morte avvenne il 13 ottobre 984 e fu seppellito con gran-de onore da San Saba. Le sue spoglie , con quelle dello stesso San Saba, fu-rono in seguito trasferite nella cattedrale di Trica-rico. Nella chiesa parroc-chiale di Armento (Potenza) sono custodite alcune sue reliquie .

Nota. Il Professore P. Gaetano De Maria - studioso e storico- nella sua tenuta in Alcata li Fusi, in contrada Lemina, dove era convinto  che sia esistita la bizantina città di Demenna , distrutta dai saraceni, eresse una edicola con la statua di San Luca. 


Da

Academia  







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 Franzi Morina





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