Da
“Il Campanile” Periodico culturale ennese
Anno
5 – Numero 2 Novembre
2010
I
santi monaci basiliani ad Enna
(estratti
alcuni argomenti che riferiscono di Demenna e dei monaci Luca e
Caterina, originari di questa città scomparsa)
Di
……………….
Enna
al tempo degli Arabi
Enna
per la sua posizione al centro della Sicilia lungo le direttive che
collegavano Catania con Palermo e quindi la Sicilia orientale con la
Sicilia occidentale, e per la sua rocca su un monte
“inespugnabile”,
ebbe durante tutto il periodo del medioevo una funzione
strategica importante.
Chi controllava Enna controllava la Sicilia. Con la conquista araba,
Enna si trovò inoltre ne lpunto di confluenza delle tre valli
amministrative create dagli arabi: Val di Noto, Val di Maz-zara e Val
Demone. Per la sua importanza strategica, per le sue fertili campagne
e per la sua centralità, Enna fu presa saldamente in mano dagli
arabi che la colonizzarono radicandosi
profondamente
nel tessuto della città, tant‟è che ancora oggi molti nomi della
toponomastica po-polare sono di chiara derivazione araba.
Enna era comunque l‟estrema punta della Val Demone, chiamata così
da Demenna paese sui Nebrodi a circa cinquanta km in linea d‟aria.
Sappia-mo che nella Val di Demenna l‟elemento greco -bizantino
riuscì a sopravvivere alla conquista araba,
e grazie i monaci basiliani la fede cristiana non fu sradicata
dall‟isola. Enna era islamica, ma
i monaci basiliani pregavano, facevano penitenza, officiavano i loro
riti, a pochi chilometri,negli eremi della valle del fiume Morello a
Calascibetta, nel monastero di San Filippo ad Agira,e in tutta
la val Demone. Quando i normanni la riconquistarono erano lì con
loro, pronti alla nuova rievangelizzazione
…….
San
Luca da Demenna
San
Luca da Demenna nacque in Sicilia da nobile famiglia nell‟anno 923.
I genitori Giovanni
e Tedibia, quando il giovane era in età di diciotto anni ,
progettavano già il suo matrimonio. Luca, dopo lunghe riflessioni,
decise di abbracciare la vita religiosa entrando nel monastero di
san Filippo di Agira. In quel monastero vissero pure in santità i
monaci Saba da Collesano,Leoluca da Corleone eVitale di
Castronuovo. Accolto da Saba da Collesano, il giovane fu sottoposto a
tre anni di prova nella vita monastica. Saba gli recise i capelli e lo
rivestì con l'abito angelico ed egli trascorse in quel cenobio alcuni
anni progredendo nelle virtù attraverso la penitenza e
la preghiera. Trasferitosi in Calabria, per sicu-rezza dalle insidie
dei saraceni e per la tran-quillità di vita mona-stica, si recò a
Melicuc-cà presso Sant'Elia lo Speleota e con lui visse in una grotta,
nella quale fu pure accolto san Fantino suo con-temporaneo. Seguendo gli
esempi e gli ammaestramenti di Elia, il giovane progredì nelle
virtù e per l'illuminazione divina diventò maestro di
sapienza nell'interpretazione di libri sacri sebbene non ne avesse
attinto la conoscenza da studi particolari. Dotato del carisma della
profezia predisse una prossima incursione saracena e decise di
allontanarsi da quel romitorio per evitare ogni pericolo e vivere
nella quiete dello spirito e nella serenità della vita monastica .
Intorno
all‟anno 950 giunse a Nola , ai confini tra la Calabria e la
Lucania, dove restaurò una chiesa dedicata a san Pietro e si stabilì
con i suoi discepoli in un monastero ad essa contiguo.
Essendosi
diffusa la fama della sua santità ed essen-do cresciuto il numero dei
suoi discepoli il Santo abbandonò quel luogo dopo sette anni di
perma-nenza e si trasferì in un sito solita-rio sulle rive del fiume
Agri, dovesi accinse a re-staurare il mona-stero di san Giu-liano.
Anche nel nuovo ambiente si resero presto note le sue grandi virtù ed
accorse-ro a lui altri di-scepoli desiderosi di seguirlo nella vita di
perfezione e numerosi mala-ti che implorava-no la guarigione .durante
una care-stia egli si prodi-gò non solo per provvedere il vitto
quotidiano necessario per i suoi confratelli,ma soccorse sen-za
risparmio i bisognosi che ricorrevano a lui. Per il sopraggiungere di
una nuova calamità il santo fu costretto a lasciare il monastero e
cercare rifugio in una località più sicura. Durante le scorrerie
dell‟imperatore Ottone I, sceso in Italia per confermare il suo
dominio, il santo e i discepoli si ritirarono in un luogo solitario
nella valle dell'Agri, dove fu costruita una chiesa de-dicata alla
Vergine e a San Pietro. Lì sorsero pure il monastero di Armento
nella quale il santo rimase fino al termine della sua vita prestando
soccorso ai poveri, guarendo i malati e dando rifugio alla popolazione
afflitta da guerre e incursioni.San Luca fu raggiunto nella
solitudine da sua sorella Caterina rimasta vedova e dai suoi due figli
Antonio e Teodoro. Ad essi il Santo impose l‟abito monacale e
concesse alla sorella ed ad altre monache un monastero dedicato
alla Vergine che era stato danneggiato
dai saraceni
Foto : Duomo di Enna.Rosoni sulle pareti laterali della Navata
centrale con i nomi dei Santi basiliani ennesi
Durante
una epidemia il Santo guarì prodigiosa-mente molti dei suoi mo-naci
e resuscitò un disce-polo tre giorni dopo la morte. Per difendere
se stesso ed i monaci dalle scorrerie dei saraceni,san Luca riparò in
una località denominata Car-bone nel territorio di Ar-mento e la
adattò a dife-sa. In essa eresse un achiesa dedicata alla ma-dre di
Dio ed un mona-stero che prese il titolo dei santi Elia e
Anastasio.Durante un attacco dei saraceni, per divina ispi-razione ,
egli prese l'ini-ziativa di affrontare gli aggressori e dopo
aver escelto i più robusti tra i suoi discepoli salì a ca-vallo e
uscì dal monaste-ro. I predoni saraceni lo videro avvolto da una
in-tensa luce e si diedero al-la fuga dopo avere lascia-to nel luogo
morti e pri-gionieri. Negli ultimi tre anni di vita il Santo do-vette
sopportare una ma-lattia che lo costrinse a zoppicare. La sua
morte avvenne il 13 ottobre 984 e fu seppellito con gran-de onore da
San Saba. Le sue spoglie , con quelle dello stesso San Saba, fu-rono in
seguito trasferite nella cattedrale di Trica-rico. Nella chiesa
parroc-chiale di Armento (Potenza)
sono custodite alcune sue reliquie .
Nota. Il Professore P. Gaetano De Maria - studioso e storico- nella sua tenuta in Alcata li Fusi, in contrada Lemina, dove era convinto che sia esistita la bizantina città di Demenna , distrutta dai saraceni, eresse una edicola con la statua di San Luca.
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