16 novembre, 2019

Biografie di Longesi illustri- VI puntata


Dal mio saggio storico “Quel borgo baciato dalle acque del Mylè”, estraggo i capitoli relativi alle biografie di alcuni personaggi longesi che hanno onorato il nome del loro paese natio attraverso atti e comportamenti che li hanno resi illustri e degni di essere ricordati dalle generazioni future.

Ma il nostro paese, invero, nel corso degli anni e delle Amministrazioni che si sono succedute, non ha inteso rendere loro i giusti onori rammentandoli attraverso l'intestazione di una strada, di una piazza, di un monumento anche. Forse perchè non hanno operato nella comunità longese oppure perchè non sono morti a Longi né ivi hanno avuto sepoltura.
Qualcuno di questi è stato rammentato per iniziativa personale dei loro discendenti. Voglio rammentare il detto “ nemo propheta in patria”, secondo una frase scritta nei Vangeli che riportano le parole che Gesù stesso aveva proferito: “un profeta non riceve onore nella sua patria”. E' triste!
Negli annali storici della loro attività sociale, religiosa , professionale e del cursum honorum nell'ambito della propria condizione “lavorativa” , viene riportato il nome e cognome seguito dall'epiteto “da Longi”. La Storia li ricorda così, il loro paese no.
Pubblico, a puntate , le loro vite riguardanti l'impegno sociale, senza foto purtroppo per motivi tecnici in quanto estrapolate dalla bozza del mio libro di cui sopra. La pubblicazione ha lo scopo di rammentarli ai concittadini longesi ma soprattutto ai giovani affinchè sappiano “a quali personaggi famosi” Longi ha dato i natali. Buona lettura


P.S. Mi riprometto , tempo libero permettendo, di pubblicare , circa ogni settimana, una biografia per volta


Il Partigiano socialista e Patriota, Leone Gemma da Longi
ed altri

L’ins. Leone Gemma, nato a Longi nel 1915, durante la II guerra mon-diale venne arruolato come ufficiale di fanteria dell’Esercito Italiano e destinato alle operazioni militari in Francia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, portò in salvo il suo battaglione rientrando in Italia. Ma, da fervente socialista, depose la divisa per darsi alla macchia unendosi alla Resistenza. Come partigiano, combattè in Piemonte e in Lombardia al comando di un plotone della sesta brigata “Giustizia e Libertà”. Tra le numerose azioni in combattimento, cui prese parte, gli venne assegnata, come comandante, la difesa del presidio, in posizione avanzata, di Montecalvo Vessiggia, che tenne sino al grande rastrella-mento invernale, da parte dei tedeschi, iniziato il 22 novembre 1944. Prese parte anche ad una spedizione contro elementi della Zicherait repubblicana e ad altri numerosi combattimenti contro i nazi-fascisti.
Il 27 aprile del 1945, con la sua famosa brigata, Leone partecipò e fu protagonista dell’arresto di Benito Mussolini, camuffato da caporale della Wehrmacht, in fuga verso la Svizzera, assieme ad altri gerarchi fascisti. Il Duce fu scoperto ed il partigiano “Bill” lo dichiarò in arresto in nome del popolo italiano. Il Comandante delle forze alleate in Italia, Generale Alexander, firmò un attestato, a nome del Governo e dei popoli delle Nazioni Unite, dove acclamava il Partigiano longese, Leone Gemma, “come Patriota che ha combattuto per l’onore e la libertà”.
Fonti: “Longi, nel 900 e…oltre” di Francesco Lazzara
Dismesse le vesti del combattente, Leone rientrò al paese natio e, nel 1947, venne nominato insegnate di ruolo nelle scuole elementari di Ca-ronia.
A S. Agata di Militello, il 19 marzo si festeggiava San Giuseppe. Con un suo amico volle assistere ai solenni festeggiamenti per riprendere, nella stessa nottata, la strada per ritornare a Caronia. Prima di arrivar-vi, nel tragitto lungo la trazzera che dalla marina portava alla monta-gna, una lupara chiuse la spensierata giornata facendo stramazzare a terra, senza vita, l’invitto partigiano Leone Gemma. Venne esclusa la strada di un delitto per vicende amorose, in quanto probabilmente ine-sistenti.
L’unico indagato fu un vigile urbano, peraltro grande amico di Leo-ne, per cui non si comprende l’imputazione quale presunto colpevole dell’efferato omicidio. Tant’è che dopo cinque anni di vicende giudizia-rie, la Corte d’Appello di Messina, nel 1952, assolse con formula piena l’imputato, che precedentemente era stato condannato nel primo grado di giudizio.
Ci si chiede il perché venne scartata l’ipotesi di una vendetta da parte di elementi fascisti che vollero, in tal modo, vendicarsi uccidendo il partigiano che prese parte attiva all’arresto di Mussolini. Probabilmen-te, se fosse stata appellata la sentenza della Corte d’Appello, fatti nuovi sarebbero potuti emergere nel corso del giudizio da parte della Corte di Cassazione. Ma, a quei tempi, considerato lo scacchiere politico esi-stente in Parlamento, per non fare venire a galla un ipotetico scandalo, si decise di interrompere la ricerca della verità.
Manon Roland, nel 1793, prima di essere ghigliottinata, passando dinnanzi alla statua della Libertà, disse: «O Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome!»
Il paese natio non può non rendere gli onori postumi al valoroso Pa-triota ed invitto Partigiano, illustre figlio di questa nostra terra, addi-tandolo alle giovani generazioni quale “Eroe”.

Gazzetta del Sud del 25 aprile 2016,con un articolo a firma di Salvatore Mangione:
Caronia, torna d’attualità tra gli storici un omicidio avvenuto negli anni Quaranta
Delitto di Leone Gemma, il patriota che arrestò Mussolini .

Con il passare degli anni torna d’attualità la storia del patriota Leone Gemma, originario di Longi, assassinato lungo la trazzera che da Caro-nia Marina conduce a Caronia montagna.
Rimasto avvolto nel mistero l’efferato omicidio, specialmente dopo il proscioglimento dell’unico indagato, un vigile urbano, già guardia fore-stale del luogo, molto legato da amicizia con la vittima e ritenuto in un primo momento il presunto autore. Il proscioglimento con formula piena venne sancito dalla Corte d’Appello di Messina nel 1952, dopo al-cuni anni del misfatto.
Si pensò ad un delitto legato a vicende forse amorose, ma molti dubi-tarono, invece, per una vicenda storico-politica legata al personaggio.
Infatti Leone Gemma, insegnante elementare a Caronia, durante la Seconda guerra mondiale era stato ufficiale dell’Esercito Italiano, ope-rante in Francia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Rientrò in Italia con il suo intero Battaglione, portato in salvo. Dopo alcune con-sultazioni con i superiori decise di allearsi con i Partigiani, unendosi alla resistenza. Prese parte ai combattimenti che si svolsero in Piemonte ed in Lombardia, al comando di un plotone della 6.a Brigata della 2.a Divisione “Giustizia e Libertà”. Nell’aprile del 1945, con la sua Bri-gata partecipò e fu protagonista dell’arresto di Benito Mussolini e dei gerarchi fascisti, in fuga verso la Svizzera.
Nelle prime ore del 27 aprile una colonna di passaggio da Menaggio, scortava il dittatore per allinearsi con altri trenta camion tedeschi, più un’autoblindo italiana, con Pavolini, Barracu e Bombacci, sulla quale salì anche l’ex duce. Erano le 8 quando a Musso la strada è sbarrata da un albero. Si sparano alcuni colpi di fucile, poi comparvero dei parti-giani con bandiera bianca, comandati da Pier Luigi Bellini delle Stelle (Pedro): questi disse che il passaggio della colonna si poteva trattare con il comando di Domaso, sei chilometri oltre Dongo. Il tenente Fall-meyer tornò dopo sei ore con la notizia che i tedeschi, ma non gli ita-liani, venivano lasciati liberi di portarsi in Germania, attraversando la Svizzera. Birzer camuffò allora Mussolini da caporale della Wehrma-cht, poi lo fece salire su un autocarro che, con gli altri, puntò su Dongo. Qui i Partigiani di Urbano Lazzaro (Bill), iniziarono una sospettosa perquisizione. Pare che il primo a riconoscere Mussolini fu un certo Beppe Negri, zoccolaio, che subito informò Bill. E questi tolse all’uomo il camuffamento e lo dichiarò in arresto, in nome del popolo italiano.
All’azione partecipò anche la famosa 6.a Brigata con l’ufficiale di Longi, tanto che il generale Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia, nel 1945, rilasciò a Gemma Leone un attestato dove si leggeva che “nel nome del Governo e dei popoli delle Nazioni Unite è acclamato come patriota che ha combattuto per l’onore e la libertà”.
Una famiglia di militari
Da Giuseppe Zingales, notaio e Sindaco di Longi, ed Angela Pidalà nacque Francesco Zingales Pidalà (1848 – 1907), notaio e Sindaco di Longi (1876-77), che sposò Angela Sirna (1853 – 1903); da questi ultimi nacquero:
  • Leone, Generale, Magistrato militare
  • Francesco, Generale di Corpo d’Armata.
  • Giuseppe, Colonnello Medico.
Da Leone nacquero:
Aldo (1915 – 1980) – Colonnello dell’Esercito
Colonnello Avv.to Franz Zingales (1915 – 1980) – Vice Comandante della Divisione Folgore, ad El Alamein gli venne conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare, per il suo comportamento eroico durante la battaglia, riconosciutogli anche dal nemico. Nella pergamena che ac-compagna la medaglia, si legge: “assumeva il comando del battaglio-ne e lo teneva per qualche giorno in situazione delicata, pur es-sendo debilitato fisicamente dalle ferite riportate e dalla febbre che lo consumava. Esempio di fermezza, di attaccamento al dove-re e di valore
Altra medaglia d’argento al V.M gli venne conferita nella guerra di Spagna.
«I resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane.» – (Radio Londra 11 novembre 1942)
Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deser-to. La Folgore è caduta con le armi in pugno. Nessuno si è arreso. Nessu-no si è fatto disarmare.» – (BBC 3 dicembre 1942)
«Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore.» – (discorso alla Camera dei Comuni del Primo Mi-nistro Churchill)


Proposta di modifica della piazza di fronte alla chiesa dell'Annunziata intestandola ai
 Duchi D’Ossada

Il dott. Ing. Vincenzo Loffredo (1860- 1944) e N.D. Domenica Zumbo (1883-1965), furono munifici Signori ed espressero la volontà testamentaria di lasciare i loro beni al Comune di Longi – Il Duca Vincenzo lottizzò le sue terre in contrada Gazzana, creando oltre 300 aziende agricole, che, a prezzo modico, furono acquistate dai coltivato-ri diretti di Longi. Donò il fabbricato delle Case Ferrante, in località Carbonello, affinchè fosse destinato a colonia estiva. Ed ancora, su un fondo donato in contrada Giardinello venne costruito l’edificio della scuola materna. Con testamento pubblico, la duchessa decise di donare al Comune parte dei suoi immobili per finalità di interesse sociale. La volontà della nobildonna non si realizzò perché il Comune perse l’eredità non avendo dichiarato, entro l’anno dalla pubblicazione del te-stamento, di accettare il contenuto del testamento.
E' opportuno, pertanto, dedicare a loro la piazza generale Moriondo, il cui personaggio non era longese, ma piemontese.


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