30 novembre, 2019

BIOGRAFIE DI UOMINI ILLUSTRI LONGESI - VIII PUNTATA


Dal mio saggio storico “Quel borgo baciato dalle acque del Mylè”, estraggo i capitoli relativi alle biografie di alcuni personaggi longesi che hanno onorato il nome del loro paese natio attraverso atti e comportamenti che li hanno resi illustri e degni di essere ricordati dalle generazioni future.
Ma il nostro paese, invero, nel corso degli anni e delle Amministrazioni che si sono succedute, non ha inteso rendere loro i giusti onori rammentandoli attraverso l'intestazione di una strada, di una piazza, di un monumento anche. Forse perchè non hanno operato nella comunità longese oppure perchè non sono morti a Longi né ivi hanno avuto sepoltura.
Qualcuno di questi è stato rammentato per iniziativa personale dei loro discendenti. Voglio rammentare il detto “ nemo propheta in patria”, secondo una frase scritta nei Vangeli che riportano le parole che Gesù stesso aveva proferito: “un profeta non riceve onore nella sua patria”. E' triste!
Negli annali storici della loro attività sociale, religiosa , professionale e del cursum honorum nell'ambito della propria condizione “lavorativa” , viene riportato il nome e cognome seguito dall'epiteto “da Longi”. La Storia li ricorda così, il loro paese no.
Pubblico, a puntate , le loro vite riguardanti l'impegno sociale, senza foto purtroppo per motivi tecnici in quanto estrapolate dalla bozza del mio libro di cui sopra. La pubblicazione ha lo scopo di rammentarli ai concittadini longesi ma soprattutto ai giovani affinchè sappiano “a quali personaggi famosi” Longi ha dato i natali. Buona lettura


P.S. Mi riprometto , tempo libero permettendo, di pubblicare , circa ogni settimana, una biografia per volta


Dott. Angelo Zingales 

È GIÀ NELLA LEGGENDA


Sindaco di Longi, ad inizio del XX secolo, per ben 12 anni, 

“Uomo” e Galantuomo, Politico ed Amministratore con 

elevate capacità, due lauree, viene ricordato soprattutto per le

 sue imprese e le iniziative a rischio. Grazie alla sua tenacia, il

 paese, dopo secoli di isolamento, poté congiungersi con una 

rotabile alla S.S.113. Numerose le opere realizzate. 

Importante per la storia longese il testo del discorso, qui di

 seguito, pubblicato per intero. (E' stato quì tagliato perchè troppo lungo)



La pubblicazione del 1911, “I Sindaci d’Italia nel Cinquantenario del Risorgimento Nazionale”, soffermandosi su Longi, dà notizia che il paese conta 2415 abitanti, i quali in larga parte contribuiscono alla sua economia dedicandosi all’esportazione dei principali prodotti, special-mente uva, carbone, nocciole. Riferendosi al Sindaco dell’epoca, si leg-ge che “Angelo Zingales d’Antonino, natovi nel 1876, percorse l’Istituto Tecnico e l’Università e si laureò in Chimica-farmacia ed in Agronomia. È Sindaco dal 1903 (e lo fu sino al 1916, ndr), guadagnando, in questo tempo, la stima e l’affetto dei compaesani, la considerazione delle auto-rità tutorie”.

Rosario Priolisi, nel suo libro sugli uomini illustri di Longi, così si sofferma sul personaggio in argomento: “elevata statura politica, com-petenza amministrativa, chiara cultura, straordinaria capacità caratte-rizzarono la sua personalità ed informarono il suo operato di ammini-stratore e riporta, tra l’altro, il testo del deliberato del Consiglio Comu-nale di Frazzanò, datato 4 maggio 1907, relativamente all’impegno pro-fuso, dal Sindaco Cav. Angelo Zingales, per la realizzazione della strada rotabile. Il predetto telegramma testualmente recita: “Ill.mo sig. Sinda-co Longi – Pregiomi parteciparle che questo Consiglio Comunale con seduta del 28 aprile u.s. ha deliberato all’unanimità tributare un voto di plauso e di ringraziamento a V.S. Ill.ma per l’interessamento spiegato in prò della costruzione della strada rotabile mandria Cupani – Longi. Nella fiducia che tale interessamento permanga fino al conseguimento dei nostri ideali, vengo a confermarle i sensi della mia personale consi-derazione. Coi dovuti ossequi. Il Sindaco f.o dott. Fragale Lorenzo”.
Nel settembre del 1907, il dott. Angelo Zingales tenne un comizio, che, poi, pubblicò in un libretto dal titolo: “Lotte barbare nel Comune di Longi”, che è conservato agli atti dell’Archivio Storico del Comune. Leggendo la pubblicazione, si acquisiscono notizie interessanti che ri-guardano anche la storia “recente” di Longi. Il testo integrale è pubbli-cato alla fine del corrente testo.

Il Farmacista-Sindaco, nonchè agronomo, Angelo Zingales, oltre che di solida cultura, era dotato di un forte carisma, accompagnato da un temperamento autoritario che sprizzava dai suoi due metri di altezza; una figura che incorniciava baffi e capelli rossicci e che sprigionava una forza muscolare eccezionale. Uomo esuberante e coraggioso, era portato spesso ad essere temerario: e rischi personali ne corse parecchi. È stato l’unico Sindaco di Longi protagonista di alcuni episodi che fan-no parte ormai della leggenda del paese, assieme al personaggio: de-scriviamo quelli che abbiamo appreso attraverso il racconto resoci da persone, che, ancor ragazzi, lo hanno conosciuto, oppure che li hanno avuti riferiti, quei fatti, dai loro genitori. Dopo l’avvento al potere del Partito Fascista, vennero indette elezioni amministrative che, nel no-stro paese, videro partecipanti due liste concorrenti, di cui una d’ispirazione fascista, capeggiata e sostenuta dal farmacista, Cavaliere Angelo Zingales, e l’altra dal Colonnello Guarnera, che rappresentava i “Combattenti”, con il patrocinio del Duca d’Ossada: quest’ ultima, al di là dalle previsioni, ottenne la maggioranza consiliare dopo un’infuocata campagna elettorale. Si racconta che, dopo le abbondanti libagioni, nelle sale del Castello Ducale, per festeggiare la vittoria, come d’uso, l’esponente della lista vincitrice fu accompagnato, in corteo, alla sua abitazione con ovazioni di giubilo e con rilevanti espressioni irrisorie e di scherno rivolte agli sconfitti. Informato del fatto, Angelo Zingales in-tercettò il corteo avversario nella Via Vittorio Emanuele, all’angolo con Via S. Spirito.

 I vincitori, ivi pervenuti, si videro apostrofare con la seguente lapida-ria e “storica” frase: «Cento asini accompagnano un somaro
 Si dice che la pesante espressione lasciò attoniti ed esterrefatti i suoi avversari politici, i quali, psicologicamente sopraffatti, sciolsero me-stamente e silenziosamente la manifestazione, miseramente fallita.
 Nella seconda metà degli anni venti, dopo lo scioglimento delle Ca-mere dei due rami del Parlamento da parte di Mussolini, ci viene riferi-to che Angelo Zingales, giunto al vertice del potere amministrativo lo-cale, gestì il Comune di Longi con intelligenza e con decisione. Si rac-conta, in merito, che egli, informato del fermo di un dipendente del Comune da parte dei Carabinieri di Galati Mamertino, che avevano la competenza territoriale anche su Longi, si recò immediatamente nella Casa Comunale e, dopo aver indossato la “Sciarpa Tricolore”, simbolo della suprema autorità comunale, inseguendoli lungo la strada mulat-tiera, raggiunse, ai limiti del territorio comunale longese con quello ga-latese, i militari dell’Arma, ai quali ingiunse imperiosamente di liberare il fermato e di rientrare nella Casa Comunale di Longi. I carabinieri, comandati da un sottoufficiale, non poterono fare altro che obbedire perché gerarchicamente inferiori al Sindaco, che, in loco, è anche Uffi-ciale di Pubblica Sicurezza. Così la cronaca dell’epoca, tramandata in maniera scarna. Ma, attraverso la stessa, si apprende, inoltre, che l’intervento “autoritario” del Sindaco sia scaturito dalle insufficienti motivazioni contenute nell’ordine di carcerazione e, pertanto, la sua era un’iniziativa (forse al limite della legalità, ma il rischio ed il corag-gio erano nel suo D.N.A.) a difesa del “suo” dipendente comunale. Il quale, peraltro, non venne più “importunato”, rimanendo quindi a pie-de libero: a tal punto ci convinciamo che il Sindaco “avesse visto nel giusto”. Dopo il grave accaduto, però, che non siamo in grado di com-mentare per carenza di elementi di valutazione, le autorità competenti, ovviamente nel rispetto assoluto delle leggi in materia, ordinarono l’arresto del primo cittadino di Longi, probabilmente per abuso di au-torità. Egli, opportunamente avvisato in tempo del provvedimento re-strittivo della sua libertà, che lo stava per colpire, raggiunse in fretta gli esponenti centrali del Partito Fascista per invocare il loro autorevole e commendevole intervento, che ebbe a sostanziarsi con l’annullamento dell’ordine di arresto e con il trionfale rientro in paese del Sindaco An-gelo Zingales. Sembrerebbe, questo, un episodio poco gratificante per il personaggio che stiamo illustrando; ma, considerato che non si è a co-noscenza, in maniera approfondita, delle motivazioni che lo indussero a prendere una posizione a difesa del suo concittadino, rischiando per-sonalmente, ogni giudizio ci sembra fuori luogo. Ci troviamo, però, in-dubbiamente di fronte ad un abuso di potere. Ma, commesso da chi? L’Amministrazione comunale aveva chiesto, attraverso i canali ordinari e ufficiali, dei finanziamenti, che però non arrivavano, per delle opere urgenti ed importanti per il paese. Il Sindaco ritenne opportuno, a quel punto, di andare a chiedere l’autorevole intervento del Re Vittorio Emanuele III. Dopo aver raggiunto in calesse la stazione ferroviaria di Zappulla, prese il treno alla volta di Roma, che raggiunse dopo 24 ore di viaggio. Presentatosi al Quirinale, riuscì a superare lo scoglio dei Co-razzieri di guardia al portone d’ingresso fregiandosi della fascia di Sin-daco e dichiarando che era atteso in udienza dal Re. Ma, giunto nell’apposito salone, non essendo nella lista di coloro che dovevano es-sere ricevuti dal Sovrano, il Cerimoniere si rifiutava di annunziarglielo, per cui ne venne fuori un’accesa disputa con intervento dei Corazzieri, che volevano buttarlo fuori con la forza. Successe il finimondo: Angelo Zingales reagì con la sua non comune forza e, a causa del tafferuglio, il Re uscì dal suo studio per rendersi conto di cosa stesse succedendo. Fu così che un Sindaco di un piccolo, lontano, paese, sperduto tra i monti della Sicilia, venne ammesso all’udienza reale non programmata, otte-nendo peraltro quanto abbisognava alla sua Longi. Tra cui la costru-zione della strada Rocca di Caprileone-Longi.

A quei tempi venivano chiamati ad eleggere il Sindaco ed i Consiglie-ri Comunali solo quei pochi cittadini che sapevano leggere e scrivere. Angelo Zingales si accorse che, per due voti soltanto, avrebbe perso le elezioni. Che fare? Il giorno delle votazioni, di buon mattino, s’inventò dei lavori urgentissimi da fare presso la sua tenuta di campagna, a Cro-cetta; invitò due lavoratori-elettori, suoi avversari politici, di accompa-gnarlo per quei lavori con l’impegno, però, che prima della chiusura del seggio, sarebbero stati liberi per andare a votare. Erano, quelli, tempi grami, per cui i due uomini accettarono, loro malgrado, di andare a guadagnare il denaro, insperato, di quella giornata lavorativa, anche se non gradita considerata la provenienza della richiesta. Giunti a Crocet-ta, il farmacista invitò costoro a fare colazione prima di iniziare il lavo-ro, introducendoli in casa. La conversazione s’intrecciò con abbondanti e stimolanti cibarie, alcune piccanti, innaffiate da parecchi bicchieri di vino, che l’astuto padrone di casa, senza berne egli stesso, aveva cura di tenere sempre colmi e di fare in modo che i suoi “ospiti” li mandassero giù. Il vino, di propria produzione, era buono, il lavoro poteva aspetta-re, la conversazione procedeva allegramente assieme alle caraffe, che andavano vuote alla botte e tornavano piene. Di conseguenza, gli effetti non tardarono a farsi sentire. I due si addormentarono tra le braccia di Bacco, consentendo ad Angelo Zingales di recarsi in paese, a cavallo, per votare, ovviamente dopo avere chiuso, con un lucchetto esterno, la porta dove i due “lavoratori” russavano sonoramente. Ritornato nel pomeriggio tardi in campagna, il farmacista svegliò i due dormienti. Ne scaturì, com’era logico, un acceso diverbio, ma la vista dei soldi della lauta paga di quella giornata si suppone abbia sanato ogni cosa. Le gambe ancora malferme dei due “beoni”, che si accompagnavano all’ora già tarda, sconsigliarono loro di affrettare il passo per raggiun-gere, a piedi, il seggio in paese. Angelo Zingales vinse le elezioni, e pro-babilmente non fu denunziato per sequestro di persona. Talora, anche così andavano le cose, cent’anni addietro… a Longi!
Sino ad alcuni decenni addietro, quando la strada era ancora una mulattiera, passare di notte dinnanzi al Cimitero era un’impresa alla quale pochi temerari si accingevano perché il luogo, circondato da ci-pressi, era tetro e buio, come tutti i cimiteri d’altronde, e, si raccontava, abitato da fantasmi, che qualcuno avrebbe visto uscire dalle tombe.
Angelo Zingales trascorreva con la famiglia i mesi estivi, sino a settem-bre inoltrato, a Crocetta. Di giorno, scendeva in paese per la sua attività di farmacista e di Sindaco, quando ricopriva tale carica, e la sera, an-che ad ora tarda, se ne tornava in campagna. Fu durante un solitario rientro notturno che, giunto nei pressi del Cimitero, vide un’ombra bianca muoversi nel chiarore lunare. Scese da cavallo e si avviò verso il “fantasma”. Giuntovi al cospetto, apostrofò con parole, qui irripetibili, i pupari del lenzuolo, perché appunto di un lenzuolo si trattava, che, is-sato su una lunga pertica, veniva fatto alzare e scendere per dare la possibilità all’altro compare di rubare tranquillamente l’uva dal campo vicino dissuadendo chicchessia, preso dal terrore, dall’avvicinarsi. Per la verità, si trattava di una coppia, marito e moglie, cui piaceva l’uva e non aveva paura dell’atmosfera cimiteriale. I due riconobbero subito il personaggio con cui avevano a che fare e, buttandosi ai suoi piedi, ne implorarono il perdono per l’atto compiuto. Ciò, pur tuttavia, non li scansò da una sonora scarica di botte. Da quella notte, il territorio fu “bonificato” ed in parecchi poterono transitare dal Cimitero, durante le ore serali e notturne, serenamente e senza patemi d’animo. Altro episo-dio riferito fu quello di una lite che egli ebbe con due cittadini. I toni si alzarono, vennero alle mani e, essendo accanto ai “due canali”, quel gi-gante, per difendersi dall’attacco di due uomini, afferrò di peso, uno al-la volta, i due “maneschi” e li buttò nella vasca della fontana. Non ci è dato conoscere l’epilogo della “discussione”.
 Angelo Zingales, appartenente ad una famiglia che ha dato tre Sin-daci al paese – il padre Antonino, prima, ed il pronipote Gaetano, poi, – è stato un personaggio storico di rilievo della Longi di fine Ottocento-inizio Novecento; senza dubbio, è stato anche il Sindaco più impegnato ed il più fattivo nella realizzazione, in quell’epoca difficile, di opere pubbliche, quantitativamente più numerose, in un rapporto proporzio-nale, rispetto ad oggi.
Egli, infatti, durante la sua gestione, ha effettuato l’impianto dell’illuminazione pubblica con 50 lumi, ha acquistato un nuovo orolo-gio da torre (installato alla Chiesa Madre), ha sistemato le acque pota-bili e la fognatura, ha costruito l’edificio scolastico, ha riedificato la Ca-sa Comunale (il piano terra di quella attuale) fornendo, tra l’altro, gra-tuitamente al Comune il legname e le travi occorrenti facendo tagliare gli alberi di castagno presso la sua proprietà della Crocetta, ha dotato di campanile ed arredi sacri la Chiesa del Cimitero, ha istituto una scuola mista di grado superiore ed una serale col concorso dello Stato, ha riadattato alcune strade comunali, ha fatto rimboschire le coste Lu-nari, ha fatto attivare il servizio di portalettere e quello telegrafico, ha ordinato il consolidamento di pendii franosi. Infine, in concorso con i Sindaci del comprensorio, con l’aiuto di suo cugino Avv. Cammà, Consigliere Provinciale, e del Duca d’Ossada, il Sindaco si adoperò fattiva-mente per la costruzione della strada rotabile Rocca di Caprileone – Longi impegnando, tra l’altro, l’on. Faranda di Tortorici di sollecitarne il finanziamento da parte del Ministero.
 In aggiunta alle predette opere, fece costruire anche il “lavatoio pub-blico”, laddove le donne del paese si recavano per lavare i panni ac-compagnando le ore, che vi trascorrevano, con canti e motteggi. Quan-do le lavatrici elettriche invasero le case, alcuni decenni addietro, l’Amministrazione ritenne più utile demolire il lavatoio per far posto ad un ricovero di automezzi del Comune. Oggi sarebbe stato un sito “atti-ra-turisti”, da offrire alla visitazione del paese!
 Queste ed altre opere furono realizzate durante le sue due legislature, per complessivi 11 anni, più quell’anno di Commissario Prefettizio; inoltre, avuta in eredità una gestione deficitaria, quantificata in £. 1873,99, in poco tempo i debiti furono tutti estinti e l’Amministrazione fu messa in condizione, attraverso le somme depositate nel fondo cas-sa, di acquistare cartelle del Debito pubblico costituendo una rendita di £ 600 circa.
 Angelo Zingales, colpito da grave malattia, allora incurabile, morì all’età di soli 54 anni.

Da “Per Ricordare” di Rosario Priolisi, pubblico, a pagina seguente, un suo scritto.

Dott. Prof. Angelo Zingales, (1876-1930) Sindaco di Longi

 Era figlio del Cav. Uff. Antonino Zingales Schifani, che fu Sindaco di Longi in diversi periodi: 1874-75; 1879-80; 1886.
Dopo aver frequentato l’istituto tecnico, si iscrisse all’università di Palermo, conseguendo due lauree: in chimica – farmacia ed in agro-nomia.
 Fu sindaco di Longi dal 1903 al 1908, dal 1910 al 1916, e Commissa-rio Prefettizio nel 1925-26 guadagnando stima e riconoscenza dei con-cittadini, considerazione delle autorità provinciali e nazionali.
 Operò in un contesto economico e storico con forte scadimento della vita sociale e notevole abbassamento della cultura; lontani, quindi, da quella civiltà comunale, cioè da quella nuova forma di vita politica e sociale che permette il formarsi di una società cosciente di sè, deside-rosa di sviluppo e di cultura.
 L’economia locale, se paragonata alle zone progredite, era nettamen-te arretrata: industria inesistente, nè i contadini miglioravano la colti-vazione delle terre, non essendo ancora spezzato il carattere semi-feudale che i rapporti agricoli avevano. Il feudalesimo non era mai morto nella nostra Sicilia ed il contadino incontrava solo il potere del signore-proprietario, dotato ancora non solo di privilegi eco-nomici, ma anche del potere, per cui erano costretti a vivere sotto il pe-so dell’antica piramide feudale in un’età che ormai conosceva l’uguaglianza orizzontale dei principi della rivoluzione francese del 1789.
 In FONTAMARA di Ignazio Silone, il più grande romanzo sociale ita-liano, c’è l’elenco di chi sta sopra e chi sta sotto nella scala sociale, sot-tolineando lo stacco tra i diversi gradi: “In capo a tutti c’é Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa.  
Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra, poi vengono le guar-die del principe, poi i cani da guardia del principe. Poi nulla, ancora nul-la. Poi vengono i “cafoni”.
 In questa cornice sociale ed economica venne ad operare il sindaco dott. Angelo Zingales, contrassegnata da livelli sociali e culturali diffe-renziati, dalla povertà e dalla miseria di gran parte della popolazione con infrastrutture inesistenti, da quelle idrico-igieniche a quelle viarie, per cui amministrare la cosa pubblica era un’impresa tanto coraggiosa quanto ardua.
Per buona sua sorte, Longi trovò un sindaco, proprio nella persona del dott. prof. Angelo Zingales, all’altezza del compito, avente qualità adeguate per affrontare sì drammatici e secolari problemi che affligge-vano la comunità.
 Elevata statura politica, competenza amministrativa, chiara cultura, straordinaria capacità caratterizzarono la sua personalità ed informa-rono il suo operato di amministratore. La fiducia e la riconoscenza riscosse ne fanno fede.
 Al fine di lumeggiare la personalità dell’illustre personaggio, che ha segnato un lungo periodo della vita pubblica di Longi, si approfondi-scono alcuni aspetti della sua operosità:
−     ha realizzato l’illuminazione pubblica con 50 lumi a petrolio.
 −     ha acquistato l’orologio da torre dalla casa Michelangelo Canonico
 −     ha istituito, a spese dello Stato, una scuola serale.
 −     ha realizzato l’installazione della tubatura metallica dell’acqua pota-bile e la costruzione della casa comunale.
 −     ha portato a termine la pratica per l’istituzione del portalettere rura-le a spese del Ministero delle Poste dei Telegrafi e l’impianto del telegrafo.
 Fra tutte le opere pubbliche realizzate, assume somma rilevanza so-ciale ed economica, nonchè di progresso civile, la costruzione della strada provinciale Zappulla – Longi.
La costruzione della strada rotabile era stata approvata con legge del-lo Stato del 1881, ma solo con la legge 3 luglio 1902 n. 297 era stata au-torizzata la costruzione di quei tronchi non ancora costruiti per con-giungere i comuni di Caprileone e Mirto con centri di Longi e Galati Mamertino.
 I vari tentativi fatti dagli amministratori pro-tempore si erano dimo-strati infruttuosi, vane erano state le suppliche rivolte alla Prefettura, al Genio civile ed al Ministero dei lavori pubblici.
Promosso un comitato, composto dai sindaci di Mirto, Caprileone. Frazzanò e Longi, al sindaco Zingales venne affidato il fiducioso inca-rico di attivarsi con forza presso gli organi preposti per la realizzazione del comune problema.
 Grazie anche alla fattiva ed incisiva collaborazione del duca d’Ossada, dott. ing. Vincenzo Loffredo, barone di Longi, la deputazione provinciale il 15 luglio 1904 decise di assumere a carico della provincia la spesa per la costruzione della strada, delibera ratificata dal consiglio provinciale nella seduta del 5 aprile 1905: “il consiglio delibera di as-sumere l’onere della spesa per la costruzione della rotabile, che, dalla mandria Cupani, conduca a Longi, attraversando i comuni di Caprileo-ne, Mirto e Frazzanò”.
Al riguardo, si trascrive il deliberato del consiglio comunale di Fraz-zanò: “Municipio di Frazzanò – addi 4 maggio 1907 – oggetto: strada rotabile.
Ill.mo sig. sindaco, Longi – Pregiomi parteciparle che questo Consi-glio comunale con seduta del 28 aprile u. s. ha deliberato all’unanimità tributare un voto di plauso e di ringraziamento a V. S. Ill.ma per l’interessamento spiegato in prò della costruzione della strada rotabile mandria Cupani – Longi. Nella fiducia che tale interessamento per-manga fino al conseguimento dei nostri ideali, vengo a confermarle i sensi della mia personale considerazione. Coi dovuti ossequi. Il sindaco f.° dott. Fragale Lorenzo”.


I lavori si protrassero per oltre due decenni; il sindaco Zingales, mor-to nel 1930, non potè meritatamente gioire di vedere circolare la prima macchina nell’abitato di Longi, giunta in modo estemporaneo, cioè im-provviso, nei primi di luglio del 1932, alla guida del sig. Petrisi di Tor-renova; dopo pochi giormi, è giunta, questa volta annunciata, un’altra macchina (un camioncino); lo storico evento si rese più lieto soprattut-to per noi ragazzi, fra cui il sottoscritto, per il dono di manciate di ca-ramelle elargite a piene mani per tutto il Corso Umberto I dal concitta-dino don Rosario Zingales, imprenditore, che, a passo d’uomo, guidava il mezzo fra due ali di popolo festante e plaudente.
 Anche per quest’atto, carico di simpatia, ravvivo la gratitudine verso il personaggio ricordato, che ha lasciato di sè un’eredità di affetti, una larga stima negli amici e nella comunità”.

Dalla pubblicazione del MCMXI “I Sindaci d’Italia nel Cinquante-nario del Risorgimento Nazionale” (pagina seguente)



Omissis

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