Dal mio saggio storico
“Quel borgo baciato dalle acque del Mylè”, estraggo i
capitoli relativi alle biografie di alcuni personaggi longesi che
hanno onorato il nome del loro paese natio attraverso atti e
comportamenti che li hanno resi illustri e degni di essere ricordati
dalle generazioni future.
Ma il nostro paese,
invero, nel corso degli anni e delle Amministrazioni che si sono
succedute, non ha inteso rendere loro i giusti onori rammentandoli
attraverso l'intestazione di una strada, di una piazza, di un
monumento anche. Forse perchè non hanno operato nella comunità
longese oppure perchè non sono morti a Longi né ivi hanno avuto
sepoltura.
Qualcuno di questi è
stato rammentato per iniziativa personale dei loro discendenti.
Voglio rammentare il detto “ nemo propheta in patria”, secondo
una frase scritta nei Vangeli che riportano le parole che
Gesù
stesso aveva proferito: “un profeta non riceve onore nella sua
patria”.
E'
triste!
Negli
annali storici della loro attività sociale, religiosa ,
professionale e del cursum honorum nell'ambito della propria
condizione “lavorativa” , viene riportato il nome e cognome
seguito dall'epiteto “da Longi”. La Storia li ricorda così, il
loro paese no.
Pubblico,
a puntate , le loro vite riguardanti l'impegno sociale, senza foto
purtroppo per motivi tecnici in quanto estrapolate dalla bozza del
mio libro di cui sopra. La pubblicazione ha lo scopo di rammentarli
ai concittadini longesi ma soprattutto ai giovani affinchè sappiano
“a quali personaggi famosi” Longi ha dato i natali. Buona lettura
P.S.
Mi riprometto , tempo libero permettendo, di pubblicare , circa ogni
settimana, una biografia per volta
Dott.
Angelo Zingales
È
GIÀ NELLA LEGGENDA
Sindaco
di Longi, ad inizio del XX secolo, per ben 12 anni,
“Uomo” e
Galantuomo, Politico ed Amministratore con
elevate capacità, due
lauree, viene ricordato soprattutto per le
sue imprese e le
iniziative a rischio. Grazie alla sua tenacia, il
paese, dopo secoli
di isolamento, poté congiungersi con una
rotabile alla S.S.113.
Numerose le opere realizzate.
Importante per la storia longese il
testo del discorso, qui di
seguito, pubblicato per intero. (E' stato quì tagliato perchè troppo lungo)
La
pubblicazione del 1911, “I Sindaci d’Italia nel Cinquantenario
del Risorgimento Nazionale”, soffermandosi su Longi, dà notizia
che il paese conta 2415 abitanti, i quali in larga parte
contribuiscono alla sua economia dedicandosi all’esportazione dei
principali prodotti, special-mente uva, carbone, nocciole.
Riferendosi al Sindaco dell’epoca, si leg-ge che “Angelo Zingales
d’Antonino, natovi nel 1876, percorse l’Istituto Tecnico e
l’Università e si laureò in Chimica-farmacia ed in Agronomia. È
Sindaco dal 1903 (e lo fu sino al 1916, ndr), guadagnando, in questo
tempo, la stima e l’affetto dei compaesani, la considerazione delle
auto-rità tutorie”.
Rosario Priolisi,
nel suo libro sugli uomini illustri di Longi, così si sofferma sul
personaggio in argomento: “elevata statura politica, com-petenza
amministrativa, chiara cultura, straordinaria capacità
caratte-rizzarono la sua personalità ed informarono il suo operato
di ammini-stratore e riporta, tra l’altro, il testo del deliberato
del Consiglio Comu-nale di Frazzanò, datato 4 maggio 1907,
relativamente all’impegno pro-fuso, dal Sindaco Cav. Angelo
Zingales, per la realizzazione della strada rotabile. Il predetto
telegramma testualmente recita: “Ill.mo sig. Sinda-co Longi –
Pregiomi parteciparle che questo Consiglio Comunale con seduta del 28
aprile u.s. ha deliberato all’unanimità tributare un voto di
plauso e di ringraziamento a V.S. Ill.ma per l’interessamento
spiegato in prò della costruzione della strada rotabile mandria
Cupani – Longi. Nella fiducia che tale interessamento permanga fino
al conseguimento dei nostri ideali, vengo a confermarle i sensi della
mia personale consi-derazione. Coi dovuti ossequi. Il Sindaco f.o
dott. Fragale Lorenzo”.
Nel
settembre del 1907, il dott. Angelo Zingales tenne un comizio, che,
poi, pubblicò in un libretto dal titolo: “Lotte barbare nel
Comune di Longi”, che è conservato agli atti
dell’Archivio Storico del Comune. Leggendo la pubblicazione, si
acquisiscono notizie interessanti che ri-guardano anche la storia
“recente” di Longi. Il testo integrale è pubbli-cato alla fine
del corrente testo.
Il
Farmacista-Sindaco, nonchè agronomo, Angelo Zingales, oltre che di
solida cultura, era dotato di un forte carisma, accompagnato da un
temperamento autoritario che sprizzava dai suoi due metri di altezza;
una figura che incorniciava baffi e capelli rossicci e che
sprigionava una forza muscolare eccezionale. Uomo esuberante e
coraggioso, era portato spesso ad essere temerario: e rischi
personali ne corse parecchi. È stato l’unico Sindaco di Longi
protagonista di alcuni episodi che fan-no parte ormai della leggenda
del paese, assieme al personaggio: de-scriviamo quelli che abbiamo
appreso attraverso il racconto resoci da persone, che, ancor ragazzi,
lo hanno conosciuto, oppure che li hanno avuti riferiti, quei fatti,
dai loro genitori. Dopo l’avvento al potere del Partito Fascista,
vennero indette elezioni amministrative che, nel no-stro paese,
videro partecipanti due liste concorrenti, di cui una d’ispirazione
fascista, capeggiata e sostenuta dal farmacista, Cavaliere Angelo
Zingales, e l’altra dal Colonnello Guarnera, che rappresentava i
“Combattenti”, con il patrocinio del Duca d’Ossada: quest’
ultima, al di là dalle previsioni, ottenne la maggioranza consiliare
dopo un’infuocata campagna elettorale. Si racconta che, dopo le
abbondanti libagioni, nelle sale del Castello Ducale, per festeggiare
la vittoria, come d’uso, l’esponente della lista vincitrice fu
accompagnato, in corteo, alla sua abitazione con ovazioni di giubilo
e con rilevanti espressioni irrisorie e di scherno rivolte agli
sconfitti. Informato del fatto, Angelo Zingales in-tercettò il
corteo avversario nella Via Vittorio Emanuele, all’angolo con Via
S. Spirito.
I
vincitori, ivi pervenuti, si videro apostrofare con la seguente
lapida-ria e “storica” frase: «Cento asini accompagnano un
somaro.»
Si
dice che la pesante espressione lasciò attoniti ed esterrefatti i
suoi avversari politici, i quali, psicologicamente sopraffatti,
sciolsero me-stamente e silenziosamente la manifestazione,
miseramente fallita.
Nella
seconda metà degli anni venti, dopo lo scioglimento delle Ca-mere
dei due rami del Parlamento da parte di Mussolini, ci viene riferi-to
che Angelo Zingales, giunto al vertice del potere amministrativo
lo-cale, gestì il Comune di Longi con intelligenza e con decisione.
Si rac-conta, in merito, che egli, informato del fermo di un
dipendente del Comune da parte dei Carabinieri di Galati Mamertino,
che avevano la competenza territoriale anche su Longi, si recò
immediatamente nella Casa Comunale e, dopo aver indossato la “Sciarpa
Tricolore”, simbolo della suprema autorità comunale, inseguendoli
lungo la strada mulat-tiera, raggiunse, ai limiti del territorio
comunale longese con quello ga-latese, i militari dell’Arma, ai
quali ingiunse imperiosamente di liberare il fermato e di rientrare
nella Casa Comunale di Longi. I carabinieri, comandati da un
sottoufficiale, non poterono fare altro che obbedire perché
gerarchicamente inferiori al Sindaco, che, in loco, è anche
Uffi-ciale di Pubblica Sicurezza. Così la cronaca dell’epoca,
tramandata in maniera scarna. Ma, attraverso la stessa, si apprende,
inoltre, che l’intervento “autoritario” del Sindaco sia
scaturito dalle insufficienti motivazioni contenute nell’ordine di
carcerazione e, pertanto, la sua era un’iniziativa (forse al limite
della legalità, ma il rischio ed il corag-gio erano nel suo D.N.A.)
a difesa del “suo” dipendente comunale. Il quale, peraltro, non
venne più “importunato”, rimanendo quindi a pie-de libero: a tal
punto ci convinciamo che il Sindaco “avesse visto nel giusto”.
Dopo il grave accaduto, però, che non siamo in grado di com-mentare
per carenza di elementi di valutazione, le autorità competenti,
ovviamente nel rispetto assoluto delle leggi in materia, ordinarono
l’arresto del primo cittadino di Longi, probabilmente per abuso di
au-torità. Egli, opportunamente avvisato in tempo del provvedimento
re-strittivo della sua libertà, che lo stava per colpire, raggiunse
in fretta gli esponenti centrali del Partito Fascista per invocare il
loro autorevole e commendevole intervento, che ebbe a sostanziarsi
con l’annullamento dell’ordine di arresto e con il trionfale
rientro in paese del Sindaco An-gelo Zingales. Sembrerebbe, questo,
un episodio poco gratificante per il personaggio che stiamo
illustrando; ma, considerato che non si è a co-noscenza, in maniera
approfondita, delle motivazioni che lo indussero a prendere una
posizione a difesa del suo concittadino, rischiando per-sonalmente,
ogni giudizio ci sembra fuori luogo. Ci troviamo, però,
in-dubbiamente di fronte ad un abuso di potere. Ma, commesso da chi?
L’Amministrazione comunale aveva chiesto, attraverso i canali
ordinari e ufficiali, dei finanziamenti, che però non arrivavano,
per delle opere urgenti ed importanti per il paese. Il Sindaco
ritenne opportuno, a quel punto, di andare a chiedere l’autorevole
intervento del Re Vittorio Emanuele III. Dopo aver raggiunto in
calesse la stazione ferroviaria di Zappulla, prese il treno alla
volta di Roma, che raggiunse dopo 24 ore di viaggio. Presentatosi al
Quirinale, riuscì a superare lo scoglio dei Co-razzieri di guardia
al portone d’ingresso fregiandosi della fascia di Sin-daco e
dichiarando che era atteso in udienza dal Re. Ma, giunto
nell’apposito salone, non essendo nella lista di coloro che
dovevano es-sere ricevuti dal Sovrano, il Cerimoniere si rifiutava di
annunziarglielo, per cui ne venne fuori un’accesa disputa con
intervento dei Corazzieri, che volevano buttarlo fuori con la forza.
Successe il finimondo: Angelo Zingales reagì con la sua non comune
forza e, a causa del tafferuglio, il Re uscì dal suo studio per
rendersi conto di cosa stesse succedendo. Fu così che un Sindaco di
un piccolo, lontano, paese, sperduto tra i monti della Sicilia, venne
ammesso all’udienza reale non programmata, otte-nendo peraltro
quanto abbisognava alla sua Longi. Tra cui la costru-zione della
strada Rocca di Caprileone-Longi.
A
quei tempi venivano chiamati ad eleggere il Sindaco ed i Consiglie-ri
Comunali solo quei pochi cittadini che sapevano leggere e scrivere.
Angelo Zingales si accorse che, per due voti soltanto, avrebbe perso
le elezioni. Che fare? Il giorno delle votazioni, di buon mattino,
s’inventò dei lavori urgentissimi da fare presso la sua tenuta di
campagna, a Cro-cetta; invitò due lavoratori-elettori, suoi
avversari politici, di accompa-gnarlo per quei lavori con l’impegno,
però, che prima della chiusura del seggio, sarebbero stati liberi
per andare a votare. Erano, quelli, tempi grami, per cui i due uomini
accettarono, loro malgrado, di andare a guadagnare il denaro,
insperato, di quella giornata lavorativa, anche se non gradita
considerata la provenienza della richiesta. Giunti a Crocet-ta, il
farmacista invitò costoro a fare colazione prima di iniziare il
lavo-ro, introducendoli in casa. La conversazione s’intrecciò con
abbondanti e stimolanti cibarie, alcune piccanti, innaffiate da
parecchi bicchieri di vino, che l’astuto padrone di casa, senza
berne egli stesso, aveva cura di tenere sempre colmi e di fare in
modo che i suoi “ospiti” li mandassero giù. Il vino, di propria
produzione, era buono, il lavoro poteva aspetta-re, la conversazione
procedeva allegramente assieme alle caraffe, che andavano vuote alla
botte e tornavano piene. Di conseguenza, gli effetti non tardarono a
farsi sentire. I due si addormentarono tra le braccia di Bacco,
consentendo ad Angelo Zingales di recarsi in paese, a cavallo, per
votare, ovviamente dopo avere chiuso, con un lucchetto esterno, la
porta dove i due “lavoratori” russavano sonoramente. Ritornato
nel pomeriggio tardi in campagna, il farmacista svegliò i due
dormienti. Ne scaturì, com’era logico, un acceso diverbio, ma la
vista dei soldi della lauta paga di quella giornata si suppone abbia
sanato ogni cosa. Le gambe ancora malferme dei due “beoni”, che
si accompagnavano all’ora già tarda, sconsigliarono loro di
affrettare il passo per raggiun-gere, a piedi, il seggio in paese.
Angelo Zingales vinse le elezioni, e pro-babilmente non fu denunziato
per sequestro di persona. Talora, anche così andavano le cose,
cent’anni addietro… a Longi!
Sino
ad alcuni decenni addietro, quando la strada era ancora una
mulattiera, passare di notte dinnanzi al Cimitero era un’impresa
alla quale pochi temerari si accingevano perché il luogo, circondato
da ci-pressi, era tetro e buio, come tutti i cimiteri d’altronde,
e, si raccontava, abitato da fantasmi, che qualcuno avrebbe visto
uscire dalle tombe.
Angelo
Zingales trascorreva con la famiglia i mesi estivi, sino a settem-bre
inoltrato, a Crocetta. Di giorno, scendeva in paese per la sua
attività di farmacista e di Sindaco, quando ricopriva tale carica, e
la sera, an-che ad ora tarda, se ne tornava in campagna. Fu durante
un solitario rientro notturno che, giunto nei pressi del Cimitero,
vide un’ombra bianca muoversi nel chiarore lunare. Scese da cavallo
e si avviò verso il “fantasma”. Giuntovi al cospetto, apostrofò
con parole, qui irripetibili, i pupari del lenzuolo, perché appunto
di un lenzuolo si trattava, che, is-sato su una lunga pertica, veniva
fatto alzare e scendere per dare la possibilità all’altro compare
di rubare tranquillamente l’uva dal campo vicino dissuadendo
chicchessia, preso dal terrore, dall’avvicinarsi. Per la verità,
si trattava di una coppia, marito e moglie, cui piaceva l’uva e non
aveva paura dell’atmosfera cimiteriale. I due riconobbero subito il
personaggio con cui avevano a che fare e, buttandosi ai suoi piedi,
ne implorarono il perdono per l’atto compiuto. Ciò, pur tuttavia,
non li scansò da una sonora scarica di botte. Da quella notte, il
territorio fu “bonificato” ed in parecchi poterono transitare dal
Cimitero, durante le ore serali e notturne, serenamente e senza
patemi d’animo. Altro episo-dio riferito fu quello di una lite che
egli ebbe con due cittadini. I toni si alzarono, vennero alle mani e,
essendo accanto ai “due canali”, quel gi-gante, per difendersi
dall’attacco di due uomini, afferrò di peso, uno al-la volta, i
due “maneschi” e li buttò nella vasca della fontana. Non ci è
dato conoscere l’epilogo della “discussione”.
Angelo
Zingales, appartenente ad una famiglia che ha dato tre Sin-daci al
paese – il padre Antonino, prima, ed il pronipote Gaetano, poi, –
è stato un personaggio storico di rilievo della Longi di fine
Ottocento-inizio Novecento; senza dubbio, è stato anche il Sindaco
più impegnato ed il più fattivo nella realizzazione, in quell’epoca
difficile, di opere pubbliche, quantitativamente più numerose, in un
rapporto proporzio-nale, rispetto ad oggi.
Egli, infatti,
durante la sua gestione, ha effettuato l’impianto
dell’illuminazione pubblica con 50 lumi, ha acquistato un nuovo
orolo-gio da torre (installato alla Chiesa Madre), ha sistemato le
acque pota-bili e la fognatura, ha costruito l’edificio scolastico,
ha riedificato la Ca-sa Comunale (il piano terra di quella attuale)
fornendo, tra l’altro, gra-tuitamente al Comune il legname e le
travi occorrenti facendo tagliare gli alberi di castagno presso la
sua proprietà della Crocetta, ha dotato di campanile ed arredi sacri
la Chiesa del Cimitero, ha istituto una scuola mista di grado
superiore ed una serale col concorso dello Stato, ha riadattato
alcune strade comunali, ha fatto rimboschire le coste Lu-nari, ha
fatto attivare il servizio di portalettere e quello telegrafico, ha
ordinato il consolidamento di pendii franosi. Infine, in concorso con
i Sindaci del comprensorio, con l’aiuto di suo cugino Avv. Cammà,
Consigliere Provinciale, e del Duca d’Ossada, il Sindaco si adoperò
fattiva-mente per la costruzione della strada rotabile Rocca di
Caprileone – Longi impegnando, tra l’altro, l’on. Faranda di
Tortorici di sollecitarne il finanziamento da parte del Ministero.
In
aggiunta alle predette opere, fece costruire anche il “lavatoio
pub-blico”, laddove le donne del paese si recavano per lavare i
panni ac-compagnando le ore, che vi trascorrevano, con canti e
motteggi. Quan-do le lavatrici elettriche invasero le case, alcuni
decenni addietro, l’Amministrazione ritenne più utile demolire il
lavatoio per far posto ad un ricovero di automezzi del Comune. Oggi
sarebbe stato un sito “atti-ra-turisti”, da offrire alla
visitazione del paese!
Queste
ed altre opere furono realizzate durante le sue due legislature, per
complessivi 11 anni, più quell’anno di Commissario Prefettizio;
inoltre, avuta in eredità una gestione deficitaria, quantificata in
£. 1873,99, in poco tempo i debiti furono tutti estinti e
l’Amministrazione fu messa in condizione, attraverso le somme
depositate nel fondo cas-sa, di acquistare cartelle del Debito
pubblico costituendo una rendita di £ 600 circa.
Angelo
Zingales, colpito da grave malattia, allora incurabile, morì all’età
di soli 54 anni.
Da
“Per Ricordare” di Rosario Priolisi, pubblico, a pagina seguente,
un suo scritto.
“Dott.
Prof. Angelo Zingales, (1876-1930) Sindaco di Longi
Era
figlio del Cav. Uff. Antonino Zingales Schifani, che fu Sindaco di
Longi in diversi periodi: 1874-75; 1879-80; 1886.
Dopo
aver frequentato l’istituto tecnico, si iscrisse all’università
di Palermo, conseguendo due lauree: in chimica – farmacia ed in
agro-nomia.
Fu
sindaco di Longi dal 1903 al 1908, dal 1910 al 1916, e Commissa-rio
Prefettizio nel 1925-26 guadagnando stima e riconoscenza dei
con-cittadini, considerazione delle autorità provinciali e
nazionali.
Operò
in un contesto economico e storico con forte scadimento della vita
sociale e notevole abbassamento della cultura; lontani, quindi, da
quella civiltà comunale, cioè da quella nuova forma di vita
politica e sociale che permette il formarsi di una società cosciente
di sè, deside-rosa di sviluppo e di cultura.
L’economia
locale, se paragonata alle zone progredite, era nettamen-te
arretrata: industria inesistente, nè i contadini miglioravano la
colti-vazione delle terre, non essendo ancora spezzato il carattere
semi-feudale che i rapporti agricoli avevano. Il feudalesimo non era
mai morto nella nostra Sicilia ed il contadino incontrava solo il
potere del signore-proprietario, dotato ancora non solo di privilegi
eco-nomici, ma anche del potere, per cui erano costretti a vivere
sotto il pe-so dell’antica piramide feudale in un’età che ormai
conosceva l’uguaglianza orizzontale dei principi della rivoluzione
francese del 1789.
In
FONTAMARA di Ignazio Silone, il più grande romanzo sociale
ita-liano, c’è l’elenco di chi sta sopra e chi sta sotto nella
scala sociale, sot-tolineando lo stacco tra i diversi gradi: “In
capo a tutti c’é Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo
sa.
Poi
viene il principe Torlonia, padrone della terra, poi vengono le
guar-die del principe, poi i cani da guardia del principe. Poi nulla,
ancora nul-la. Poi vengono i “cafoni”.
In
questa cornice sociale ed economica venne ad operare il sindaco dott.
Angelo Zingales, contrassegnata da livelli sociali e culturali
diffe-renziati, dalla povertà e dalla miseria di gran parte della
popolazione con infrastrutture inesistenti, da quelle
idrico-igieniche a quelle viarie, per cui amministrare la cosa
pubblica era un’impresa tanto coraggiosa quanto ardua.
Per
buona sua sorte, Longi trovò un sindaco, proprio nella persona del
dott. prof. Angelo Zingales, all’altezza del compito, avente
qualità adeguate per affrontare sì drammatici e secolari problemi
che affligge-vano la comunità.
Elevata
statura politica, competenza amministrativa, chiara cultura,
straordinaria capacità caratterizzarono la sua personalità ed
informa-rono il suo operato di amministratore. La fiducia e la
riconoscenza riscosse ne fanno fede.
Al
fine di lumeggiare la personalità dell’illustre personaggio, che
ha segnato un lungo periodo della vita pubblica di Longi, si
approfondi-scono alcuni aspetti della sua operosità:
−
ha realizzato
l’illuminazione pubblica con 50 lumi a petrolio.
−
ha acquistato
l’orologio da torre dalla casa Michelangelo Canonico
− ha
istituito, a spese dello Stato, una scuola serale.
−
ha realizzato
l’installazione della tubatura metallica dell’acqua pota-bile e
la costruzione della casa comunale.
−
ha portato a termine
la pratica per l’istituzione del portalettere rura-le a spese del
Ministero delle Poste dei Telegrafi e l’impianto del telegrafo.
Fra
tutte le opere pubbliche realizzate, assume somma rilevanza so-ciale
ed economica, nonchè di progresso civile, la costruzione della
strada provinciale Zappulla – Longi.
La costruzione della
strada rotabile era stata approvata con legge del-lo Stato del 1881,
ma solo con la legge 3 luglio 1902 n. 297 era stata au-torizzata la
costruzione di quei tronchi non ancora costruiti per con-giungere i
comuni di Caprileone e Mirto con centri di Longi e Galati Mamertino.
I
vari tentativi fatti dagli amministratori pro-tempore si erano
dimo-strati infruttuosi, vane erano state le suppliche rivolte alla
Prefettura, al Genio civile ed al Ministero dei lavori pubblici.
Promosso
un comitato, composto dai sindaci di Mirto, Caprileone. Frazzanò e
Longi, al sindaco Zingales venne affidato il fiducioso inca-rico di
attivarsi con forza presso gli organi preposti per la realizzazione
del comune problema.
Grazie
anche alla fattiva ed incisiva collaborazione del duca d’Ossada,
dott. ing. Vincenzo Loffredo, barone di Longi, la deputazione
provinciale il 15 luglio 1904 decise di assumere a carico della
provincia la spesa per la costruzione della strada, delibera
ratificata dal consiglio provinciale nella seduta del 5 aprile 1905:
“il consiglio delibera di as-sumere l’onere della spesa per la
costruzione della rotabile, che, dalla mandria Cupani, conduca a
Longi, attraversando i comuni di Caprileo-ne, Mirto e Frazzanò”.
Al
riguardo, si trascrive il deliberato del consiglio comunale di
Fraz-zanò: “Municipio di Frazzanò – addi 4 maggio 1907 –
oggetto: strada rotabile.
Ill.mo sig. sindaco,
Longi – Pregiomi parteciparle che questo Consi-glio comunale con
seduta del 28 aprile u. s. ha deliberato all’unanimità tributare
un voto di plauso e di ringraziamento a V. S. Ill.ma per
l’interessamento spiegato in prò della costruzione della strada
rotabile mandria Cupani – Longi. Nella fiducia che tale
interessamento per-manga fino al conseguimento dei nostri ideali,
vengo a confermarle i sensi della mia personale considerazione. Coi
dovuti ossequi. Il sindaco f.° dott. Fragale Lorenzo”.
I
lavori si protrassero per oltre due decenni; il sindaco Zingales,
mor-to nel 1930, non potè meritatamente gioire di vedere circolare
la prima macchina nell’abitato di Longi, giunta in modo
estemporaneo, cioè im-provviso, nei primi di luglio del 1932, alla
guida del sig. Petrisi di Tor-renova; dopo pochi giormi, è giunta,
questa volta annunciata, un’altra macchina (un camioncino); lo
storico evento si rese più lieto soprattut-to per noi ragazzi, fra
cui il sottoscritto, per il dono di manciate di ca-ramelle elargite a
piene mani per tutto il Corso Umberto I dal concitta-dino don Rosario
Zingales, imprenditore, che, a passo d’uomo, guidava il mezzo fra
due ali di popolo festante e plaudente.
Anche
per quest’atto, carico di simpatia, ravvivo la gratitudine verso il
personaggio ricordato, che ha lasciato di sè un’eredità di
affetti, una larga stima negli amici e nella comunità”.
Dalla
pubblicazione del MCMXI “I Sindaci d’Italia nel Cinquante-nario
del Risorgimento Nazionale” (pagina seguente)
Omissis
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